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Sintesi concorso docenti 2023 - Dal positivismo all’attivismo pedagogico


Sintesi concorso docenti 2023 - Dal positivismo all'attivismo pedagogico

Indice - Sintesi concorso docenti 2023


1. Il positivismo


1.1 Il positivismo e l’educazione

1.2 Saint-Simon

1.3 Auguste Comte

1.4 Roberto Ardigò


2. Attivismo pedagogico


2.1. Le scuole nuove, la scuola attiva e l’attivismo

2.2 Edouard Claparède

2.3 Ovide Decroly

2.4 Don Bosco

2.5 Don Milani

2.6 Le sorelle Agazzi

2.7 Maria Montessori

2.8 John Dewey

2.9 Roger Cousinet

2.10 Carl Rogers

2.11 Paulo Freire

2.12 Makarenko

2.13 Adolph Ferrière

2.14 Helen Parkhurst

2.15 Ivan Illich

2.16 Georg Kerschensteiner

2.17 Célestin Freinet


1. Il positivismo


1.1 Il positivismo e l’educazione


Il positivismo è un movimento filosofico e culturale nato in Francia nella prima metà dell'800. La fiducia in un'educazione capace di diventare, attraverso la scuola, motore del Progresso sociale, ha posto l'esigenza di rifondare tutto l'apparato teorico e pratico della pedagogia, ancorandola al dato scientifico.



1.2 Saint-Simon


Il termine positivismo fu introdotto per la prima volta da Hanry Saint-Simon. Egli ha criticato il modello educativo corrente, ritenendolo intellettualmente inefficace: l'educazione deve rendere partecipe il popolo e deve essere potenziata da un punto di vista scientifico, per contribuire al progresso della società industriale.



1.3 Auguste Comte


La conoscenza, secondo Comte, si fonda direttamente sull'esperienza affermando che un'educazione di tipo umanistico letterario deve bilanciare la cultura scientifica.


Il curricolo scolastico secondo Comte:


  1. Da 0 a 7 anni, l'educazione dei bambini spetta alla madre

  2. Dai 7 ai 14 anni inizia la prima fase dell'Istruzione pubblica

  3. Dai 14 ai 21 anni inizia lo studio di carattere enciclopedico

  4. Dai 21 ai 28 anni, iniziano gli studi universitari e un orientamento al mondo professionale

  5. A 28 anni c'è l'inserimento nel mondo del lavoro


Comte ha prospettato l'idea di un'educazione permanente, cioè di un processo educativo che non termina con l'inserimento dell'individuo nella società adulta, ma dura tutta la vita.



1.4 Roberto Ardigò


È considerato tra i padri della psicologia scientifica italiana. Egli ha affermato che conosciamo attraverso l'intuizione. Il metodo intuitivo è quello attraverso il quale si insegna facendo vedere. Due tipi di intuizioni:


  1. Diretta e naturale

  2. Diretta e artificiale


Attraverso la prima noi conosciamo le cose del mondo, senza alcun aiuto supporto utilizzando solo i nostri sensi. la conoscenza avviene in tre momenti: intuizione, sensazione ed esperienza. Attraverso la seconda riusciamo a conoscere l'esperienza compiuta da altri.



2. Attivismo pedagogico


2.1. Le scuole nuove (new schools), la scuola attiva e l’attivismo


Alla definizione di scuole nuove viene associato il termine attivismo pedagogico; una concezione che rimanda a un'idea di educazione non più come semplice trasmissione di un sapere oggettivo ma come processo dinamico. Cardine della pedagogia attivista sono: il lavoro manuale e le attività pratiche, la coeducazione dei sessi (ritenuta centrale per lo sviluppo delle capacità socializzanti degli studenti), la figura dell’insegnante che occupa una posizione non centrale rispetto alla didattica, limitandosi a funzioni di sostegno e ausilio dello studente. Il pedagogista inglese Cecile Reddie si concentrò sulla possibilità di fornire modelli di educazione alternativa alle classi sociali elevate. La sua New School inaugurata nel 1889, era una scuola-convitto in cui veniva impartita una formazione integrale attiva.



2.2 Edouard Claparède


È stato uno dei principali esponenti del funzionalismo psicologico e autore dell’opera Pedagogia sperimentale. Gli elementi principali sono i seguenti:


  • il funzionalismo psicologico, ovvero i processi mentali attraverso i quali l’organismo si adatta all’ambiente

  • l'evoluzionismo darwiniano dove le funzioni della mente, la curiosità, il bisogno di conoscenza sono le caratteristiche principali che hanno permesso all'uomo di sopravvivere ed evolversi

  • il metodo scientifico: descrive le pratiche pedagogiche attraverso un approccio scientifico (pratico ed esperienziale) non basato sull’intuito


Nell’opera l'Educazione Funzionale Claparède studia le tappe evolutive del bambino alla luce del funzionalismo, individuando sei leggi di sviluppo funzionale.


  1. La legge della successione genetica afferma che il bambino attraversa fasi di sviluppo che si succedono in un ordine determinato e costante. In base a questa legge, l'educazione deve conformarsi alla fase evolutiva che il bambino sta percorrendo, ossia alla sua fase di sviluppo mentale.

  2. La legge di esercizio funzionale sostiene che ogni funzione si sviluppa se viene esercitata

  3. La legge dell'esercizio genetico afferma che ogni funzione se esercitata e sviluppata, crea le premesse perché si possono manifestare nuove funzioni

  4. La legge dell'adattamento funzionale sancisce che un'azione si manifesta quando è finalizzata a soddisfare un bisogno

  5. La legge di autonomia funzionale sostiene che il bambino può essere considerato autonomo e perfetto in quanto adeguato alle circostanze che gli sono proprie

  6. La legge dell'individualità sancisce che ogni individuo è diverso Dagli altri e introduce il concetto di un'educazione personalizzata e individualizzata


La scuola su misura


La scuola deve configurarsi come una scuola su misura, cioè deve mutare l'organizzazione scolastica: classi parallele (o omogenee) e mobili, sezioni parallele, sistema delle opzioni e individualizzazione metodologica.


  • Classi parallele: costituite da alunni con capacità omogenee

  • Classi mobili: in cui gli alunni si spostano in base alla materia nella classe corrispondente al proprio livello

  • Sezioni parallele: con possibilità formative diverse

  • Sistema delle opzioni: con un programma minimo comune dove l'alunno può scegliere un'ampia offerta di possibilità di studio

  • Individualizzazione metodologica: un metodo adeguato deve considerare una successione cronologica degli interessi



2.3 Ovide Decroly


A lui si deve la fondazione della Scuola dell’Ermitage (1907). Le sue opere principali sono Verso la scuola rinnovata e La funzione di globalizzazione e l’insegnamento. Decroly parte dai bisogni del fanciullo. Il programma educativo deve riuscire a soddisfare tali bisogni suddivisi in esigenze soggettivo-psicologiche ed esigenze oggettivo-sociali (legate alla realtà che circonda il fanciullo).

Esigenze soggettivo-psicologiche riconducibili a 4 bisogni fondamentali (legate alle necessità del fanciullo):


  • nutrirsi

  • lottare contro le intemperie

  • difendersi dai pericoli e dai nemici

  • lavorare e agire interattivamente


I centri di interesse e le idee associate


Il centro di interesse costituisce un elemento fondamentale della didattica di Decroly. Pertanto, è importante impostare la didattica mediante dei centri di interesse che possano attirare l'attenzione del bambino e motivarlo alla scoperta e alla conoscenza. L’impostazione didattica di Decroly prevede non solo l'utilizzo dei sensi e dell'esperienza diretta, ma anche il ricorso al ricordo personale e allo studio di documenti. Decroly parla di programma delle idee associate, proprio il riferimento all'aggregazione di idee e concetti intorno al centro di interesse. Questa strategia permette al fanciullo di ampliare progressivamente il suo sapere in modo naturale.


L’ambiente


L'ambiente è l'altro elemento essenziale della didattica di Decroly ed è strettamente connesso ai bisogni oggettivo-sociali. In tal senso Decroly è convinto che il contatto con la natura e la vita di campagna siano preferibili per impostare il programma educativo del fanciullo rispetto ad un ambiente artificiale come quello della città.


Le fasi di insegnamento


La didattica intorno al centro di interesse si articola in tre tipi di attività:


  • Nelle attività di osservazione, gli allievi acquisiscono esperienze e informazioni in modo personale e diretto

  • Nelle attività di associazione, si tratta di una fase dove si possono operare confronti, compiere generalizzazioni ed esprimere giudizi

  • Nelle attività di espressione, gli allievi riproducono ed esprimono quanto ha appreso


La funzione di globalizzazione


Secondo Decroly il bambino possiede capacità percettivo cognitive; sa cogliere l'insieme indistinto delle cose dei fenomeni e non le singole parti di esso. Questa percezione globale sincretica secondo Decroly, precede sempre l'analisi degli elementi che costituiscono il tutto. In queste ipotesi è chiaramente presente l'influsso della psicologia della Gestalt.



2.4 Don Bosco


Egli fu fondatore di una “pedagogia povera” indirizzata ad aiutare i giovani degli ambienti maggiormente disagiati. Per favorire un aiuto concreto ai giovani dei ceti più modesti Don Bosco aprì un oratorio, luogo di formazione, studio, avviamento al lavoro e svago. Il principio educativo adottato da Don Bosco era il metodo preventivo, secondo il quale è necessario interessarsi dei giovani in modo da prevenire il disagio morale della società. L'educazione ha quindi una funzione civile e preventiva.



2.5 Don Milani


Figura è legata all'esperienza didattica rivolta ai bambini poveri nella disagiata e isolata scuola di Barbiana, in cui avviò il primo tentativo di scuola a tempo pieno. in quelle circostanze, iniziò a sperimentare il metodo della scrittura collettiva.

Gli ideali della scuola di Barbiana erano quelli di costituire un'istituzione inclusiva, democratica, con il fine di non selezionare ma piuttosto di far arrivare, tramite un insegnamento personalizzato, tutti gli alunni a un livello minimo di istruzione.

Nella sua opera Lettera a una professoressa (Maggio 1967) i ragazzi della scuola, insieme a Don Milani, denunciano il sistema scolastico, Borghese e classista. Fu Don Milani ad adottare per primo il motto inglese I care, letteralmente mi interessa (in chiara contrapposizione al “me ne frego" fascista). Nella sua scuola di Barbiana ha utilizzato il metodo del mutuo insegnamento, inteso come insegnamento reciproco. Con tale metodo, l'insegnamento del docente non viene impartito simultaneamente a tutti gli alunni, ma viene impartito inizialmente al gruppo di discenti più capaci che a loro volta comunicano con altri allievi quanto hanno appreso.



2.6 Le sorelle Agazzi


L’opera educativa delle sorelle Rosa e Carolina Agazzi è improntata sul concetto di semplicità. Furono definite donne d’azione nei primi anni del Novecento, fondatrici dell’asilo di Mompiano (Brescia). Tra le più importanti esperienze didattiche vanno ricordati il Corso di lavoro manuale e il Corso frobeliano. Il metodo Agazzi parte dal contatto diretto con i bambini e le loro famiglie. Le sorelle Agazzi spingono i bambini a raccogliere qualsiasi oggetto ritenuto emotivamente importante: si tratta di oggetti semplici le cosiddette cianfrusaglie; stimolano poi i bambini a deporre questi oggetti nel cosiddetto museo didattico che arricchisce sia le conoscenze dei bambini ma anche li stimola all’osservazione, discussione e ricerca. il bambino è un essere attivo all’interno di una grande famiglia che si apre alla socievolezza, tolleranza e solidarietà.



2.7 Maria Montessori


L’esperienza più importante è quella della “Casa dei bambini”, istituita nel quartiere di San Lorenzo a Roma. L’opera in cui viene presentato il metodo Montessori si intitola il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile.


Aspetti pedagogici generali


Le convinzioni pedagogiche della Montessori trovano le proprie radici nel positivismo (secondo cui occorre utilizzare un approccio scientifico), nel funzionalismo (che prevede di assecondare i bisogni del bambino) e nelle convinzioni di Rousseau e Frobel (circa l’atteggiamento che il maestro deve assumere durante lo svolgimento delle attività didattiche).


In modo schematico si possono tracciare i seguenti punti salienti:


  • Il bambino deve esprimersi e svilupparsi cognitivamente mediante attività che reputa stimolanti. Il discente può scegliere in modo autonomo le attività da svolgere, a partire da un’insieme di attività che il maestro propone. Ciascuna di esse è calibrata su una particolare fase di sviluppo.

  • Il discente ha un ruolo attivo, si parla infatti di puerocentrismo. Inoltre, le classi non devono essere necessariamente composte da alunni della stessa età

  • Il ruolo del maestro è quello di osservare e studiare il comportamento dei bambini per definire quali saranno i prossimi traguardi da raggiungere (secondo la Montessori in questo senso il maestro è simile allo scienziato che osserva)


Il metodo Montessori


Le abilità del bambino vanno sviluppate secondo quattro precise attività, che Maria Montessori definisce come la quadriga trionfante delle conquiste intellettuali del bambino. Si parla di quattro specifici rami di coltura (come li definisce la stessa Montessori):


  • il disegno, che abitua il bambino a riconoscere forme e colori, oltre che allo sviluppo della manualità

  • l'aritmetica, che sviluppa abilità relative alla valutazione delle dimensioni

  • la scrittura, che coinvolge sia abilità manuali che visive, ma anche quella uditiva durante l’ascolto delle parole che vengono dettate

  • la lettura, che aiuta ad arricchire il proprio linguaggio


L’ambiente scolastico


L’ambiente scolastico viene ricreato a misura di bambino. Nella Casa dei bambini, un fanciullo può aprire la porta, andare in bagno, accendere la luce, insomma, egli può essere autonomo e completamente attivo. Le aule non sono l’unico ambiente dove si svolge l’attività dei bambini; vi sono anche luoghi più ampi e comuni a tutti, dove i bambini delle varie classi possono socializzare.


La nuova figura del maestro


I bambini sono impegnati in prima persona nelle attività e le eseguono con un certo grado di autonomia, pertanto la maestra raramente svolge una lezione frontale nella quale i bambini sono passivi. La Montessori afferma che la maestra, più che insegnare, deve svolgere il ruolo di direttrice: in pratica, deve dirigere le attività degli alunni, assicurandosi che le svolgano secondo le regole prestabilite.


Lo sviluppo del bambino


Secondo la Montessori, vi sono delle caratteristiche universali e innate, bio-antropoevolutive identificate come “tendenze umane”. Nel metodo Montessori queste tendenze umane sono viste come comportamento-guida in ogni fase di sviluppo e l’educazione dovrebbe facilitarne l’espressione. La mente del bambino tende più di altre ad assorbire, anche inconsapevolmente, le sensazioni che gli provengono dall’ambiente, imparando così anche in modo non volontario. A tal proposito Maria Montessori parla di mente assorbente, una realtà che inizialmente è per il bambino come una nebulosa spaziale (la nebula), ossia confusa e indistinta. Il periodo della mente assorbente viene individuato da 0 a 3 anni di età. Il periodo successivo che va dai 3 ai 6 anni, è caratterizzato, più che da uno sviluppo inconscio, da uno sviluppo cosciente. Le caratteristiche della mente assorbente continuano in parte a persistere, ma ad essa si affianca la mente cosciente: si tratta di una fase in cui il bambino inizia a sentire l’esigenza di organizzare e ordinare i contenuti che ha acquisito.


Il pensiero cosmico di Maria Montessori


Per Montessori, l’esistenza di un “piano cosmico” implica infatti che ogni essere vivente ha un compito a cui deve adempiere nella propria vita e che costituisce dunque la sua ragione di esistere. Per tale ragione, ogni essere vivente poggia la propria esistenza su movimenti intenzionali che hanno uno scopo non soltanto in se stessi, ma anche in relazione alla funzione che svolgono nel cosmo, cioè nell’ordine dell’universo, un ordine in cui anche le cose trovano un posto e sono in relazione l’una con l’altra.



2.8 John Dewey


È il maggiore esponente dell’attivismo ed è considerato il padre della pedagogia moderna. Ha fondato presso l’università di Chicago una scuola elementare nella quale ha svolto studi di pedagogia e didattica: da questa esperienza scaturiscono i suoi due lavori iniziali, Il mio credo pedagogico e Scuola e società. Altra opera fondamentale è Democrazia ed educazione dove emerge che è stato un fervente fautore del sistema democratico e ha sostenuto la sua stretta connessione con il processo di educazione generalizzata.


La pedagogia di Dewey


Nell’opera “Il mio credo pedagogico” (1897) declina 5 articoli fondamentali per la sua idea pedagogica, legata alle scuole nuove.


  1. L’educazione (Il processo educativo è costituito da due aspetti fondamentali, uno psicologico e uno sociologico: il primo permette di determinare i bisogni, gli interessi e le potenzialità; il secondo sottolinea che le caratteristiche e le attitudini del fanciullo sono influenzate dalla società)

  2. La scuola (è una comunità in cui tutti i mezzi sono destinati a rendere il fanciullo capace di partecipare attivamente alla vita sociale e di contribuire al progresso della società)

  3. I contenuti dell’educazione (sono mediati e fusi attraverso le attività sociali del fanciullo. L’educazione deve essere attuata mediante l’esperienza).

  4. Il metodo educativo (deve tener conto della natura educativa del fanciullo)

  5. Il processo sociale (è garantito dalla scuola e dalla sua azione educativa. L’educazione scolastica aiuta a mediare e ad armonizzare le attività individuali con la vita sociale)


Il compito della scuola nella società democratica


Nell’opera Scuola e società (1899) Dewey delinea le caratteristiche della scuola attiva nella società democratica (per Dewey la democrazia non è solo una forma di governo, ma un modo di intendere la vita individuale e sociale, la cui caratteristica essenziale consiste nel permettere a ciascun individuo di esprimersi al meglio e realizzarsi secondo quelle che sono le sue attitudini). La scuola nel preparare alla vita deve essere essa stessa vita. In quest’ottica gli impulsi dei fanciulli non vanno repressi, né tanto meno ignorati; piuttosto la scuola è chiamata a recepire questi impulsi e canalizzarli verso attività educative. Inoltre, il contesto scolastico deve riprodurre quello di una piccola comunità nella quale si sperimentano le dinamiche della vera vita sociale. Un aspetto specifico è costituito dal lavoro, un elemento che Dewey ritiene fondamentale nella scuola attiva e riformata. mediante il lavoro, la scuola favorisce l’apprendimento di esperienze che abbiano un’effettiva utilità sociale.

Uno degli elementi costitutivi della società democratica è la comunicazione, che per Dewey è una forma di educazione. Per tale motivo, essa è un pilastro essenziale del sistema democratico, essendo la condizione che permette a ciascun individuo di contribuire alla società democratica.

La scuola si configura come quell’ambiente educativo che funge da ponte tra la famiglia, in cui il bambino è inizialmente accolto e svolge le sue prime esperienze e la società.


Learning by doing (imparare facendo)


Partendo dal concetto di esperienza e di scuola attiva, Dewey sostiene che l’apprendimento attraverso il fare aiuta il fanciullo ad organizzare la sua conoscenza e non si può sostituire con lezioni frontali o con l’apprendimento da un testo. Inoltre, il learning by doing sviluppa la creatività e la motivazione degli alunni, che finiscono col proporre al maestro situazioni problematiche al fine di poterle risolvere con un approccio pratico.

Affiancato al learning by doing troviamo il project work che rappresenta una sperimentazione attiva dei contenuti appresi durante un percorso didattico.


Il pensiero riflessivo


È una modalità di pensiero che permette all’uomo di elaborare la conoscenza. Le sue caratteristiche principali sono le seguenti:


  • è un flusso di idee poste in modo logico-sequenziale; ciascuna idea determina la successiva e si poggia alla precedente per la sua stessa costituzione

  • questo flusso di idee mira ad obiettivi precisi

  • il pensiero riflessivo può essere un’ipotesi (un’idea) che trova o meno conferma nell’esperienza concreta; l’obiettivo del pensiero riflessivo è quindi quello di verificare l’ipotesi di partenza senza accettarla in modo acritico


Il pensiero riflessivo si distingue da altre forme di pensiero, che Dewey individua come le seguenti:


  • Il flusso (o corrente) della coscienza: è un flusso incontrollato di idee e rappresentazioni che non sono correlate tra loro

  • l’immaginazione: è un flusso di eventi, fatti o rappresentazioni che ha una sua connotazione logica, ma che è frutto della fantasia, non è immediatamente riscontrabile nella realtà e non ha senso verificarlo direttamente

  • la credenza (o pregiudizio): è un pensiero che ha una sua coerenza; tuttavia, di tale idea non ci si è mai posti il problema della fondatezza. A questa categoria appartengono le superstizioni e le scaramanzie


L’indagine e il pensiero riflessivo


Nell’opera Logica. Teoria dell’indagine, Dewey afferma che il pensiero riflessivo si snoda in diverse fasi: descriviamole nel dettaglio.

La prima fase è quella della suggestione che determina l’affiorare di un dubbio; questo fa si che ci troviamo di fronte ad un problema e non solamente davanti ad un compito da svolgere meccanicamente. Pensiamo quindi ad una possibile soluzione, che viene detta suggestione, e contemporaneamente avvertiamo anche una seconda o una terza possibilità, ossia altre suggestioni.

La seconda fase è l’intellettualizzazione nella quale il problema iniziale inizia ad essere inquadrato nelle sue variabili fondamentali, ossia si comprende realmente quali siano le difficoltà che esso presenta. La terza fase è quella dell’idea giusta o dell’ipotesi dove una delle possibili suggestioni iniziali comincia ad essere considerata come eventuale soluzione. La quarta fase è il ragionamento in cui viene elaborata e codificata una risoluzione partendo dall’idea guida. L’ultima fase è il controllo delle ipotesi che avviene mediante l’azione diretta volta a verificare la validità della risoluzione elaborata nella fase precedente.


L’esperienza e l’educazione progressiva


Il saggio Esperienza ed educazione è una risposta di Dewey a diverse critiche che vengono rivolte alle scuole nuove e alla centralità dell’esperienza. Nella parte iniziale del saggio, egli individua due tipologie di scuole:


  • Le scuole tradizionali, che hanno programmi statici e immutabili, lontani dall’esperienza e caratterizzati da un’impostazione teorica e formale, appresa dai libri

  • Le scuole nuove, dette anche scuole attive, in cui si applica un’educazione progressiva, che segue, cioè, in modo specifico lo sviluppo cognitivo di ciascuno studente. Sono scuole calibrate sulle specifiche esigenze degli alunni e il punto di partenza è l’esperienza. Il metodo utilizzato è quello scientifico.


Affinché un’esperienza risulti significativa deve conformarsi ai seguenti principi:


  • principio di continuità: le esperienze devono essere fatte in continuità l’una con l’altra, vale a dire che un’esperienza deve attingere a quella precedente

  • principio di crescita (o di crescenza): l’esperienza educativa ha un proprio valore se permette di accrescere le abilità e le conoscenze del discente

  • principio di interazione: tutte le esperienze sono frutto d’interazione tra fattori esterni (legati all’ambiente) e fattori interni (che sono specifici del discente e sono più difficili da prendere in considerazione da parte del docente)


Il docente deve essere in grado di tener conto dei fattori interni al fine di comprendere i reali bisogni e gli interessi del discente.



2.9 Roger Cousinet


Il movimento dell’attivismo tende a diffondersi in tutta Europa oltrepassando la propria natura di movimento esclusivamente didattico-pedagogico unendosi a ideologie politico-sociali a carattere liberitario e rivoluzionario. Roger Cousinet ad esempio, espone il concetto di autonomia dello studente: si tratta di sostituire all’approccio scolastico tradizionale un sistema di lavoro basato su gruppi che gli studenti formeranno in modo libero e spontaneo.



2.10 Carl Rogers


Rogers psicoanalista di formazione, incentra la sua proposta teorica sulla terapia incentrata sul cliente, dopo aver avuto alcune esperienze cliniche con giovani disadattati. Secondo Rogers, la crisi del sistema scolastico era dovuta all’incapacità di rispondere alle necessità sociali in un mondo di crescente e rapida trasformazione. Col termine pedagogia non direttiva si intende modalità di apprendimento sovvertite rispetto alla tradizione; ruolo e funzioni del docente vanno riformulati:


  • l’insegnante non deve imporre contenuti precostruiti

  • non deve fare lezione, né interrogare

  • deve presentare soltanto i temi principali della disciplina

  • gli studenti devono lavorare in gruppo.



2.11 Paulo Freire


Fondatore del movimento brasiliano di educazione popolare e autore del celebre testo Pedagogia degli oppressi, i suoi lavori mirano alla diffusione di una nuova metodologia di alfabetizzazione di massa, criticando la società. La pedagogia dell’oppresso si articola in due momenti:


  • presa di coscienza da parte del popolo, della propria condizione e tentativo di abbattere il potere oppressivo

  • la pedagogia intesa come un processo permanente di liberazione sia politica che individuale


L’educazione non deve essere passiva e di mera trasmissione del sapere ma centrata sul dialogo, l’educatore e l’ educato devono concentrarsi sul medesimo iter di crescita e di liberazione, e sulla libertà intesa come sviluppo costante di potenzialità inespresse.



2.12 Makarenko


I temi ricorrenti delle idee di Makarenko trattati nella sua opera Il Poema pedagogico sono il lavoro e il collettivo. L’idea che propone è quella di formare un uomo nuovo per la costruzione della società socialista. Il lavoro viene visto come dimensione di produttività, elemento necessario alla sopravvivenza di tutti i membri della società. Per Makarenko non è importante educare la singola persona bensì l’intera collettività.



2.13 Adolph Ferrière


E’ uno dei più importanti rappresentanti della pedagogia svizzera a lui si deve la diffusione del termine scuola attiva. L’ideale della sua scuola si basa sull’attività spontanea, creativa e personale, in linea con i cardini delle scuole attiviste. La scuola deve dare importanza al lavoro inteso non solo come lavoro manuale, ma anche come attività di progettazione e realizzazione intellettuale. La scuola attiva abolisce la lezione tradizionale basata sulla passività dell’alunno e il protagonismo dell’insegnante e si basa sulla:


  • raccolta dei documenti: gli alunni compiono ricerche sugli argomenti di loro interesse, non solo attraverso i libri ma vere e proprie visite nei luoghi di lavoro o altre organizzazioni della società

  • classificazione: le notizie vengono raggruppate per argomenti in delle apposite schede per consentire la facile consultazione anche agli altri

  • elaborazione: i materiali raccolti vengono confrontati e discussi in gruppo


Ferrière sostiene che gli interessi sono gerarchicamente organizzati in base alle specificità psicologiche e genetiche di ogni periodo della vita:


  • fase degli interessi sensoriali (0-3 anni): attività legate ai sensi

  • fase degli interessi sparsi (4-6 anni): attività fortemente legate al gioco

  • fase degli interessi immediati (7-10 anni): si sviluppa la curiosità; la scuola deve tenerne conto avviando attività di esplorazione e ricerca

  • fase degli interessi concreti (10-12 anni): cominciano interessi su argomenti specifici

  • fase degli interessi semplici (13-15 anni): si studiano tutte le materie secondo metodi tradizionali

  • fase degli interessi astratti- complessi (15-18 anni): adatta ad intraprendere gli studi di filosofia, psicologia, sociologia, diritto ed economia.



2.14 Helen Parkhurst


Giovane assistente della Montessori, nel 1920 avvia a Dalton (Massachussets) un'innovativa esperienza didattica, nota come Dalton Laboratory Plan.

I principi base rispondono al:


  • rispetto dell’autonomia personale dell’educando

  • ruolo centrale dell’individualizzazione

  • elaborazione dei curricoli formativi personali

  • libertà del fanciullo

  • sviluppo delle potenzialità innate (in rif. alla Montessori con il concetto di “embrione spirituale")

  • articolazione didattica mensile

  • libertà di scelta disciplinare (avviene una vera e propria stipulazione di un contratto tra allievo e docente)

  • libertà di gestione del tempo libero dedicato ai laboratori

  • costanti verifiche formative

  • flessibilità nella gestione dei tempi e degli spazi e abolizione della classe tradizionale

  • insegnanti intesi come ausilio degli studenti



2.15 Ivan Illich


Fondatore nel 1961 del Centro Interculturale di Documentazione in Messico e massimo esponente dei movimenti di descolarizzazione espose le sue idee di un’educazione rivoluzionaria in due testi chiave: Descolarizzare la società e Distruggere la scuola.

Illich parte dal pensiero che la società contemporanea mostra una profonda incoerenza tra i miti di sviluppo civile e di uguaglianza e la reale condizione di disuguaglianza economica su cui essa si fonda. La scuola rappresenta in questo senso il centro di questa ideologia alienante e oppressiva del sistema di potere politico e socio-economico. Proprio per questo motivo, la scuola andrebbe abolita, vista come il male stesso dei meccanismi di riproduzione dell’ideologia vincente (che fabbrica prodotti culturali falsificati). Attaccare la scuola significherebbe attaccare il sistema stesso: il progetto pedagogico di Illich tende ad una rivoluzione politico-sociale. Come alternativa all’abolizione della scuola egli propone:


  • sostituzione degli ambienti scolastici tradizionali con strutture aperte libere (biblioteche, laboratori, ecc.)

  • iniziative per promuovere effettivi scambi di competenze

  • libera socializzazione con la creazione di gruppi di lavoro


La società viene vista come luogo di scambio, di confronto dialogico e di contatto umano.



2.16 Georg Kerschensteiner


In Germania, propose una riforma della scuola orientata su una diversa strutturazione dei piani didattici: anche per lui l’educazione al lavoro dovrebbe possedere carattere liberatorio dalla schiavitù della materia:


  • il lavoro viene considerato essenziale per lo sviluppo della cultura

  • l’attività didattica non possiede solo valori pratico-manuali, ma anche etici.

  • il lavoro definisce il senso della collaborazione tra gli individui.

  • il lavoro deve essere da un lato produttivo, dall’altro deve essere in grado di generare fenomeni di integrazione tra singolo e comunità sociale.



2.17 Célestin Freinet


Fondatore negli anni Cinquanta del MCE (Movimento di Cooperazione Educativa), propone una pedagogia popolare indirizzata al recupero del profilo culturale delle classi subalterne. Freinet trasformò la scuola in una piccola comunità basata su una costante cooperazione tra docenti e tra alunni e insegnanti, dotata di laboratori sia per lavori manuali che per attività intellettuali. Le attività laboratoriali venivano supportate da alcune tecniche come il testo libero, la tipografia, lo schedario autocorrettivo.

Nella concezione di Freinet l’esperienza concreta deve dunque diventare spunto per lezioni di storia, geografia e calcolo in modo da generare l’interesse e la motivazione.

Influenzato dalle teorie marxiste, il suo pensiero assume i tratti di una denuncia del sistema educativo borghese capitalista.

Freinet propone una pedagogia per la diffusione di una cultura anche negli strati sociali più disagiati. I cardini di questa rivoluzione socio-educativa sono:


  • utilizzo del testo libero

  • introduzione del giornale scolastico stampato dalla tipografia scolastica

  • definizione del calcolo vivente: strategia che stimola l'esercizio matematico e aritmetico partendo dalla necessità di risolvere problemi concreti.


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